lunedì 24 settembre 2012

Napoli graffiti – l’arte nelle crepe




Qualche settimana  fa andai, come al solito, all’ufficio dell’UDI (Unione Donne in Italia) dove faccio volontariato. Appena entrata mi accolsero con grande entusiasmo: “Marina, vuoi partecipare al “Progetto Posillipo”?”  - mi chiesero. Sono rimasta titubante per un istante cercando di decifrare il significato nascosto di questo codice segreto e, non appena scoprii che “Posillipo” non è una specie di polipo, ma è bensì un quartiere di Napoli, freddi brividi avvolsero il mio corpo.
Il “Progetto Posillipo” è stato un invito solidale che la Consigliera delle Pari Opportunità di Napoli offrì alla sua collega ferrarese, per ospitare in vacanza gratuita cinquanta mamme e bambini le cui case sono state fortemente colpite dal terremoto del 20 maggio in Emilia-Romagna. L’UDI di Ferrara ha partecipato all’organizzazione e all’esecuzione del progetto ed io, di conseguenza, sono stata coinvolta.

 L’idea di tornare nel “bollente sud”, anche per soli cinque giorni non mi allettava per niente: i sette anni trascorsi a Palermo mi hanno fornito, nel bene e nel male, una dose di Mediterraneo sufficiente per tutta la vita. Comunque non potevo dire di no alle gentili signore dell’UDI, sapevo quanto ci tenessero alla mia presenza. Così mi dissi: “Vado lì, mi faccio scivolare addosso i casini napoletani e visito il museo di Arte Contemporanea “MADRE” (Museo di Arte Donna Regina)!
Al nostro arrivo a Napoli, mi resi conto che sarebbe stato impossibile far coincidere il tempo libero a mia disposizione con gli orari di apertura di “MADRE” , che lavorava cinque ore al giorno e per dipiù solo la mattina! Quando chiesi spiegazioni al centro turistico, perché gli orari di visita sono così particolari, mi risposero che già era una fortuna che era aperto, anche per poche ore, visto che non ci sono soldi. Così con l’amaro in bocca mi arresi all’idea di visitare quel che si dice essere un “gioiello della museografia contemporanea” e decisi di scovare qualche altro briciolo di arte post-moderna nel labirinto di stradine napoletane. 

Con mia grande sorpresa e gioia, scoprii a Napoli un’altra arte bella e verace che, proprio come me, non è riuscita ad entrare nel MUSEO: la Street Art.
Negli anni ’80 del Novecento l’arte di strada in America trionfava fuori e dentro i musei grazie ad artisti come Basquiat e Haring. Imprimere la propria arte sulle strade delle metropoli, ricostruire con idee e immaginazione gli scheletri dei palazzi fatiscenti “post consumisti” della Grande Mela: queste erano faccende degne di varcare le soglie di un museo. 

Oggi giorno, con qualche eccezione, la street art ha perso il biglietto d’ingresso per il mondo dell’arte ufficiale, forse perché a volte è o troppo estetica,  priva di contenuti, o  troppo populista. In ogni caso per me, l’arte delle strade è la testimonianza più tangibile e contemporanea della situazione culturale e sociale che una città vive. Ma a Napoli l’arte di strada si sta espandendo ed è di qualità. A differenza di altre metropoli però, l’arte napoletana non ricostruisce le architetture preesistenti con stupefacenti trompe l'oeil.  Qui l’ammirazione che i napoletani hanno per il loro patrimonio architettonico si evince anche da come l’opera clandestina rispetta il muro che è la sua base, la sua tela; qui i graffiti trovano una propria nicchia nelle crepe dei palazzi storici, sfruttando le macchie dell’intonaco caduto, stimolando la nostra capacità del gestalt, facendo nascere segni, abbozzi, figure realizzate con un tipico stile di disegno manierista. 

Si studia in sociologia dell’arte, come ogni artista assorbe la situazione storica e culturale del luogo in ci vive; questa situazione storico-culturale viene impressa nelle sue opere in maniera cosciente o non. Le foto delle opere di questo artista ignoto qui riportato, sono una testimonianza interessante di come l’arte barocca e neoclassica che riempie la città di Napoli ha influenzato il tratto dell’artista. Immaginare figure e scene che nascono dai buchi del l’intonaco caduto, invece, sono una scelta originale e non invasiva per il palazzo storico sul quale sono dipinte.
Vedere i graffiti napoletani ha reso il mio viaggio piacevole.  Vedere tante nuove mini gallerie situate nel centro storico, invece, mi ha riempito di speranze. Vedere carini locali new age in prossimità di improvvisati campi di calcetto con bambini urlanti è stato un’esperienza quasi esotica. 

Vivere Napoli – l’ex capitale dell’ex Regno delle Due Sicilie, mi ha fatto riflettere sui pregiudizi che avevo prima della mia partenza. Quello che ho capito è che i napoletani non sono solo degli allegri pasticcioni. Napoli è piena di brillanti idee e buoni propositi, che potrebbero veramente resuscitare una città tanto piena di storia, quanto di degrado. A mio parere, quello che impedisce un nuovo rinascimento napoletano, non è tanto la mancanza di disciplina e ordine, bensì l’instancabile capacità dei napoletani di giustificare tutte le cose appartenenti alla loro cultura, anche quelle più negative. E si sa, se noi non prendiamo realmente coscienza delle cose sbagliate che ci circondano, se prima no le riconosciamo con noi stessi e poi con gli altri, non riusciremo mai né a cambiare, né a migliorarci.

Nessun commento:

Posta un commento